mercoledì 5 settembre 2007

quintessenze temporali

limitari metafisici in spazi eclittici

Un palazzo fantasma, soffocato in una brumosa atmosfera; un lido deserto; un molo silente in un livido verde; un relitto, offuscato da un pallido rosa, sono solo alcune delle tele di Riccardo Bottazzi, capaci di svelare la sostanza stessa del tempo. Ogni opera dell’artista racconta d’una innaturale assenza nell’oscuramento generato dall’eclisse. Con il suo sovrapporsi all’astro solare la luna altera la percezione di luci ed ombre. Ciò che appare è un’esistenza che svanisce rapida come un passo di danza su d’una terrazza a scacchiera. La sensazione è quella di poter carpire la quintessenza del moto temporale e dunque oltrepassare la cortina del compiuto.

Ciascuna prova dell’artista diventa allora un limitare metafisico. La sensibile consistenza della realtà si dissolve nella sovrapposizione delle pennellate orizzontali che l’artista metodicamente ripete sulla tela, quasi evocando la ciclicità temporale, con la sola intenzione di tracciare una soglia. Le campiture d’olio mischiato a bitume diventano allora solchi ad indagare al di là dell’umana percezione. Volutamente distante da ogni tentativo di mimesi della natura, ogni superficie pittorica appare così come una porta verso una realtà altra, capace di svelare l’essenza stesso del tempo. Oltre lo spessore dei bassorilievi, all’orizzonte, sta la coscienza dell’incessante azione del tempo: misura di tutti i valori, garante della variazione di qualunque cosa, nonché spazio aperto ad infinite ed indeterminate possibilità.

Luca Verrini

luca.verrini@hotmail.it